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Medicina sportiva: un colloquio con Luca Magni
“E’ necessario diventare sempre più bravi, crescere ed apprendere”. Il dottor Luca Magni lo ripete tante volte mentre racconta la sua storia professionale, la nascita di Medical Sport, il poliambulatorio di Fisiokinesiterapia e Medicina dello sport di Prato, il lavoro e le terapie che quotidianamente vengono effettuate nel centro e il suo impegno alla guida dell’associazione medici sportivi di Prato.
E proprio dalla figura del medico sportivo parte il ragionamento su terapie e sport: “Purtroppo molto spesso ci troviamo ancora di fronte alla concezione che il medico sportivo sia un po’ come il vecchio medico della mutua, d’altronde la medicina dello sport è relativamente ‘giovane’: trent’anni fa, quando mi sono laureato e specializzato , quando si parlava di medicina dello sport si parlava quasi del ‘nulla’, era considerata , infatti, una parte marginale della medicina: e invece il medico dello sport ha delle responsabilità importanti in quanto deve essere bravo a trattare i traumi pur non essendo un ortopedico, deve saper riconoscere eventuali problemi cardiaci pur non essendo un cardiologo, deve essere competente nella valutazione funzionale dell'atleta pur non essendo un fisiologo e così anche nel campo della pneumologia e della nutrizione deve avere delle capacita' specifiche .
Il dottor Magni, che è stato anche un cestista semiprofessionista ( il professionismo riguardava la serie A ) ricorda: “Ad esempio quando io giocavo a basket nella serie B (la serie B d’Eccellenza in quel periodo non esisteva i campionati si dividevano in serie A e serie B ) il massaggiatore della societa' di mestiere faceva in realtà il falegname… E più di una volta mi sono ritrovato a farmi ‘curare’ nel sottoscala della bottega!”.
Luca Magni è un medico, ma al tempo stesso uno sportivo vero, e sarà per questo che riesce a vedere la professione da più angolazioni: “Fin da quando mi sono laureato ho sempre avuto il pallino di un centro dove si potesse seguire l’atleta sotto tutti i punti di vista, integrando le diverse professioni e discipline. Ai tempi non esistevano grandi realtà, i centri erano veramente pochissimi, e anche sviluppare quest’idea non era facile”.
Nel 1995 nasce così il primo centro a Prato, e vent’anni dopo ci troviamo in un centro all’avanguardia e altamente specializzato dove “tutto passa dal medico, dalla visita specialistica – spiega il dottor Magni -. La prima cosa è la diagnosi: da qui si imposta la terapia e partono i trattamenti con i diversi specialisti che operano nel centro. Poi, a seconda dei casi, dopo 5-10 sedute è nuovamente il medico a valutare l’efficacia del lavoro e a indicare come andare avanti. Chiaramente si lavora in stretta collaborazione e a stretto contatto con tutto il team”.
Chi si rivolge al Centro? “Innanzitutto dobbiamo essere in grado di rispondere alle esigenze sia degli sportivi che dei ‘non sportivi’. Il pubblico ormai è cambiato: l’atleta diventa sempre più anziano, molti di quelli che si rivolgono a noi hanno tra i 30 e i 60 anni, per questa ragione si lavora molto anche sulla prevenzione. Ad esempio il podismo ormai è diventato uno sport da ‘anziani’, l’età media è tra i 35 e i 55 anni, il che significa avere a che fare con una serie di problematiche assai diverse rispetto a un giovane: in poche parole si lavora sull’usura”.
È cambiato il pubblico e sono cambiate anche le necessità di chi si rivolge a un centro di medicina sportiva: “La crisi economica e l’impoverimento generale – racconta Magni – si sentono anche in questo campo: prima del Duemila il 70% delle persone si permetteva terapie che oggi rinvia, aspetta a farsi visitare fino a quando non ha alternative. Per questo da parte nostra è necessario essere ancora più bravi, veloci ed efficaci. Con la crisi le persone ti devono scegliere e per farlo devi risolvergli il problema, come dicevo, rapidamente e bene”.
“Dobbiamo essere sempre più bravi”, ripete il dottor Magni, il che significa per forza anche essere al passo con i tempi: “In questo mondo è cambiato tutto, basta pensare al ginocchio: negli anni Novanta la cartilagine era praticamente sconosciuta, il problema di rotula quasi non esisteva, c’era soltanto il menisco e andava di moda l’artroscopia…
Oggi l’approccio è totalmente diverso, basta pensare allo sviluppo delle conoscenze sulla postura o sul funzionamento del nostro corpo. Così come diverse sono le metodologie di lavoro: l’arrivo di macchinari sempre più all’avanguardia ha semplificato procedure che prima erano manuali e ha diminuito i rischi, ma dall’altro lato è necessario conoscere il funzionamento delle macchine e in questo senso è molto importante la formazione, l’aggiornamento e la crescita culturale dei professionisti”.
E poi, “in questo mestiere si deve essere curiosi, aver voglia di cercare sempre qualcosa di nuovo, di tenersi sempre aggiornati e per farlo è necessario partecipare a corsi e convegni. Non si tratta solo di trovare il macchinario all’avanguardia, serve quello che si può inserire meglio nei miei protocolli, che entra meglio nel mio lavoro”, prosegue.
E l’ultima parola chiave del ragionamento del dottor Magni è ‘fiducia’: “Il rapporto con Sixtus è stranamente recente pur essendo dirimpettai da tanti anni pur conoscendola da una vita avendo utilizzato i prodotti da giocatore. Adesso si è instaurato un bel rapporto di fiducia e stiamo sviluppando tanti progetti insieme”. E lo si vede anche entrando nel Centro dove i professionisti sono al lavoro sugli atleti con, ad esempio, la Tecar e il Game Ready.